È una domanda cui si può rispondere, ovviamente, in generale, ricordando come il Milan abbia vinto con altri tecnici «ibridi» (da Zaccheroni al primo Allegri a Pioli) o come la stessa evoluzione recente del calcio porti a sfumare i confini tattico-filosofici tra gli estremi, pur restando marcata la differenza tra team più inclini al possesso-fraseggio e altri più alla transizione-ripartenza. Il primo ad arrivare è André Silva, giovane stella del Porto, pagato circa 38 milioni di Euro. La divisa, dopo la conquista del titolo mondiale, subì una modifica nello stemma poiché il logo della Federazione venne cambiato per l’aggiunta della quarta stella e l’ultima volta che venne indossata fu il 21 novembre 2007, in occasione dell’incontro di qualificazione al campionato d’Europa 2008, giocato a Modena contro le Fær Øer. Fu un periodo di grandi soddisfazioni sportive per la squadra che contribuì alla formazione di una divisa iconica, che infatti subì poche modifiche e non sostanziali fino al 1971, se si eccettuano il tricolore che tornò a campeggiare sulle maglie nella stagione 1965-1966 e la stella celebrativa del decimo titolo italiano in quella 1966-1967. Dal 1967-1968 sul petto rimase solo la stella.
Sul retro, in continuità con le maglie da gara della stagione in corso, un triangolo con il logo della squadra. La passione è tanta, nascono due diverse società: l’Unione Calcistica Ternana nel 1918 e il Terni Football Club nel 1920, che per la prima volta adotta le maglie a strisce rosse e verdi. Polisportiva Fascista Mario Umberto Borzacchini, colloquialmente Borzacchini Terni, fu il nome assunto dalla squadra rossoverde nel periodo compreso tra le stagioni calcistiche 1934-35 e 1942-43: la scelta derivò dalla volontà di dedicare al campione di automobilismo ternano Mario Umberto Borzacchini la squadra di football cittadina dopo la morte del pilota sul circuito di Monza, avvenuta nel 1933. Promossi in Serie C nella stagione 1937-38, sotto la guida dell’allenatore ungherese Béla Károly, gli umbri sfiorarono poi per due volte la Serie B nelle stagioni 1940-41 e 1942-43, rispettivamente con Guido Gianfardoni, morto prematuramente, e Gino Rossetti nel ruolo di allenatore.
Dopo un solo anno d’attività, l’US Terni si fonde a sua volta con il Football Club Terni, dando vita all’Unione Sportiva della Società Terni che nel 1926-27 gioca un altro torneo d’avanguardia; si va a uno spareggio finale al Motovelodromo Appio di Roma contro il Savoia, che viene battuto 1-0 con conseguente promozione nel campionato di Prima Divisione. Inizialmente la società adottò un semplice monogramma recante l’acronimo USP, che si rinnovò in successive versioni, spesso inglobato in uno scudo a sfondo a scacchi bianco e rosso (dai colori della città di Pistoia). Torna anche Giorgio Taddei, presidente ai tempi della Serie A, in squadra gioca un giovane Stefano Colantuono ma sono campionati mediocri, sempre sull’orlo della retrocessione, che alla fine arriva nel 1985-86. Dopo anni di successi, la società è allo sbando, i tifosi sfiduciati, la città distante dalla squadra. Si ricostituisce una buona società, allenata da Rodolfo Latini e Corrado De Sio, si allestisce una buona squadra anche se poi alla fine ci si salva vincendo il doppio spareggio con i sardi del Calangianus, grazie anche a un rigore parato dal portiere Mariano Pazzi nella prima sfida disputata a Civitavecchia.
L’entusiasmo porta in quello stesso anno alla costruzione dell’impianto di Viale Brin, a opera della stessa società, che viene inaugurato il 19 luglio con una partita contro il già citato Tiferno, finita 1-1, seconde maglie juve che darà la promozione a entrambe le squadre. Sembra la fine prematura del calcio a Terni, e invece già nel 1929-30 si riparte grazie ai fratelli Bosco, nomi mitici per l’industria ternana. Daniel Cohn-Bendit, già capo del movimento studentesco franco-tedesco del 1968 e rappresentante dei Verdi al Parlamento europeo, sostiene in un recente articolo che le stelle del calcio moderno non giocano affatto per il loro Paese. Ogni maglia rappresenta non solo un capo d’abbigliamento, ma un simbolo di appartenenza, storia e innovazione tecnologica. Ci informa sul budget annuale, sulle numerose squadre giovanili , sulle ambizioni di un club che vorrebbe un giorno “fare la storia “ ed arrivare nel calcio professionistico. Gli anni 1980 saranno ricordati come tra i più difficili nella storia del club: era strano piombare di nuovo nei campi della provincia dopo aver calcato i palcoscenici più importanti. Sono due anni di inferno, segnati addirittura da un derby cittadino con la Bacigalupo del quartiere Matteotti, cosicché bisogna aspettare il 1954-55 per riassaporare la IV Serie e far tornare un po’ di entusiasmo intorno ai rossoverdi.